SCIENTIFIC TALK DIABETE TIPO1 e GENERE
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Angela NAPOLI
Destinato a
MEDICO CHIRURGO, INFERMIERE, FARMACISTA, BIOLOGO, PODOLOGO
nelle discipline: MEDICO CHIRURGO: Tutte le discipline, INFERMIERE, FARMACISTA, BIOLOGO, PODOLOGO
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Razionale generale
Il diabete inverte i rapporti per la morbilità e la mortalità cardiovascolare legati al sesso; i meccanismi fisiopatologici alla base di questo eccesso di rischio nelle donne, sono ancora in parte sconosciuti.In Italia, la Medicina di Genere è diventata parte integrante di un più ampio monitoraggio, frutto di una iniziativa in atto dal 2006 (gli Annali AMD)
Gli annali AMD che raccolgono informazioni su circa un terzo di tutti gli ambulatori diabetologici operanti nel territorio sistema sanitario nazionale, hanno contribuito ad apportare miglioramenti progressivi nella efficacia e qualità delle cure.
Sebbene le differenze nell’accessibilità e nella qualità dell’assistenza possano contribuire a queste disparità, abbiamo documentato che nelle donne Italiane con Diabete tipo2, le differenze si osservano a fronte di un’assistenza erogata similmente nei due generi.
Pertanto, altri fattori fisiopatologici e/o socio-fattori culturali entrano in gioco nell’influenzare gli esiti.
Negli ultimi anni si è evidenziata una crescita progressiva dell’incidenza del diabete tipo1
pari al 2-5%/anno, in tutto il globo, che continua ad essere complicato da nefropatia diabetica in circa un terzo, con caratteristiche differenti nei due generi.
Le differenze di genere nei soggetti con diabete tipo1 sono state studiate più raramente.
Gli annali AMD hanno dimostrato che le donne con diabete tipo1 hanno un rischio superiore al 29% di avere valori di HbA1c>9% in tutti i centri antidiabetici, nonostante il più frequente uso della terapia iniettiva per via sottocutanea. Viceversa, si osserva un miglior controllo della pressione arteriosa oltre ad una minore probabilità di avere valori elevati di LDL-C a fronte di un trattamento meno intensivo con agenti antipertensivi e/o ipolipemizzanti, rispettivamente
Recentemente, l’obesità complica circa il 13% dei soggetti con diabete tipo1 insieme alla disfunzione metabolica associata a malattia epatica (MASLD), che minaccia i soggetti affetti.
La ‘MASLD’ che si associa al BMI ed al cattivo controllo metabolico in maniera indipendente a prescindere dalla durata di malattia, può progredire esitando in fibrosi epatica (NASH), cirrosi e carcinoma epatocellulare.